Forte Marghera

Luca Nicolò Vascon

50,00

Descrizione

Serigrafia a 5 colori da una fotografia di Luca Nicolò Vascon.
Stampata a mano su carta Fedrigoni Materica bianca gr. 300.
Edizione di 50 copie numerate e firmate dall’artista.
Dimensione 50 x 35 cm.

E questa (non) é fotografia?
Io giocavo come al solito, mi divertivo tantissimo con una macchina che avevo appena restaurato, classe 1937. Ok, pellicola, io ci sono nato ma ora uso con grande piacere il digitale. Pellicola trattata a modo mio. Un negativo in bianco e nero, un’immagine uscita da una scansione di fortuna, un’immagine che mi convinceva, che andava a braccetto con quello che avevo in mente mentre scattavo. Ovviamente, finisce in digitale sui social.

Mi piace fotografare di notte, le cose sono confuse e chiare allo stesso tempo, inventano contorni nuovi, e basta una luce, un’idea per trasformare una cosa in un’altra. Io fotografo per comunicare ciò che vedo io. Fotografare é mentire. A confondere i termini “vero”e “reale” ci pensa lo spettatore, io devo solo cercare di raccontare quello che vedo.
Ma c’é anche l’altra parte, lo spettatore attento che trova e vede l’altra via, forte, presente. 
“ne facciamo una serigrafia? “
Ok, pensare di entrare in laboratorio da Gianpaolo con il ruolo dell’artista già mi tremano le gambe. Con una fotografia! Il mio “SIIIII?!?!?” era quasi con le lacrime agli occhi.

Vederla smontata in pezzi, in livelli, in colori pieni, densi, bellissimi, é una grossa sorpresa.
Sono lí in fila ed ognuno di questi é un quadro, sta su da sola, ha vita propria.
Ognuno di questi fogli alza la mano e dice “io”.

Il processo é parte dell’opera. Il processo vuole che ci siano due persone, una con il guizzo, l’idea, il colpo di fortuna, la testa in un suo mondo e forse la capacità ogni tanto di invitare in quel mondo un amico. Quello che si prende il ruolo dell’artista. Dall’altra parte però serve qualcuno con una tale sensibilità da capire, da prendere su una di queste “cose”e vedere un percorso, un significato, una forma precisa attraverso i propri mezzi e le proprie mani. E i due devono collaborare, costruire qualcosa, comprensione, affetto, stima. Il risultato é quella relazione, un compromesso che diventa piú grande della somma delle parti. Non una traduzione, non un adattamento, ma una cosa nuova.
Cos’é?
Dove?
Ma davvero era questo?
Sembrava, ma daii!!! e come hai fatto a?
E tu come hai tirato fuori questo? 
Urca, davvero c’era l’acqua? 
E questo dettaglio? E quegli alberi? Ho il negativo in mano da un mese, non me n’ero mai accorto!

Ecco, questi discorsi sono arrivati DOPO, con l’opera finale in mano, praticamente. 
Perché la visione condivisa é passata per le immagini e per i colori.
Quanti colori per un bianco e nero!
La serigrafia é un processo antichissimo, conosciuto giá dai Fenici. Mutua alcune tecniche dai processi fotografici dell’inizio del 900, integrandoli nella tecnica e nel linguaggio. Non ha paura di perdere identità e forza solo perché continua a mutare e crescere, ad aggiungere nuove possibilità. 
La fotografia, di quelli che le fanno il torto di appenderla ad una f maiuscola, quella sí che ha paura, perché é resta poco altro che una manciata di tecniche buttate là in fretta e furia, che in meno di un secolo sono esplose, come un fuoco d’artificio, nelle mani di chi le voleva tenere tutte insieme chiuse nel barattolo del caffè. “coffee can”, come il nomignolo della fotocamera quasi novantenne, prima compagna di questa avventura.

Ed ora tutti quei colori si sovrappongono. Fuochi d’artificio. Si sacrificano uno dentro l’altro. Si perdono per dar vita a qualcosa di nuovo. Tutti quei blu, verdi azzurri, il grigio si sono tuffati uno nell’altro.
E poi il profondissimo rosso. E’ stato lui, l’ultimo rosso, battuto due volte ad ogni pezzo, a dare tutta la profondità, il carattere ed il tocco di magia. 
Si si, proprio lui da solo.

Grazie, un GRAZIE grandissimo a Gianpaolo Fallani. E’stato bellissimo, mi sono sentito capito, e davvero privilegiato. Facciamolo ancora!
Ed un GRAZIE anche a Chiara Masiero Sgrinzatto, che c’é stata sempre, anche quando era altrove.