Progetto Mondonovo
Una veduta che ci è familiare si presenta attraverso il buco di una scatola.
Spingiamo il viso contro la lente che ci separa da quello spazio e cerchiamo di osservare meglio: qualcosa non torna. Quell’immagine non sembra reale, sembra una riproduzione e poco dopo ci rendiamo conto che non è nemmeno così. Spiamo attraverso un buco una realtà che si palesa chiaramente fittizia ma familiare e che racconta dei nostri ricordi, di luoghi già visti. Una timida luce si nasconde ai nostri occhi spalancati, singhiozzando dietro ai fondali del cielo. Un passo leggero, poi un altro più deciso ed ecco che arriva qualcuno di buona lena ma scompare di colpo nell’ombra di una calle. Non siamo riusciti a seguirlo con lo sguardo ma i nostri occhi l’hanno visto, ne siamo certi. Esaminiamo allora quella calle, il suo nome nel “nizioleto”, la sua apertura in un campo con quella vera da pozzo ma niente; tutto resta immobile. La luce continua a vibrare ma ci alziamo per un istante e torniamo
nel nostro mondo. Questa luce è diversa, più dura e dobbiamo stropicciarci gli occhi
con le mani per tornare piegati e guardare dentro quell’altro mondo.Abbiamo cambiato
il nostro punto di vista e con gli occhi infilati in un altro buco non abbiamo il tempo di renderci conto di quanto sta succedendo lì sotto che le calli sono invase da una schiera
di figure mascherate, nel campo alcuni trampolieri si muovono a grandi passi e alcune creature uscite dai sogni si arrampicano sul crinale di quello che tra i tetti in lontananza sembra essere un campanile. I nostri occhi rimbalzano in tutto quel fervore e d’un tratto
ci ritroviamo a terra senza un motivo a cui aggrapparci, caduti con il viso rivolto a terra,
fra l’erbaccia calpestata e la terra secca. La calca di tutte quelle persone attorno a quel marchingegno in quello stesso campo ci ha spinti via con violenza, rimpiazzandoci in un battito di ciglia.
Una volta a terra ci rendiamo conto che non ci sono maschere né trampolieri né tantomeno quegli strani esseri appollaiati laggiù, in cima a quel campanile, solo un’orda
di persone intente a spiare attraverso quei buchi, intente a vedersi dall’alto, curiose di osservare questa stessa città da un’altra prospettiva, come se quello fosse un mondo nuovo.
Dall’amicizia con Alberto Toso Fei e la Venezia dei “cantastorie”, dalla passione comune per la nostra città e dal desiderio di offrire ai giovani artisti la possibilità di un’esperienza formativa, è nato il Progetto Mondonovo, un’ esperienza che ha unito la dimensione narrativa di Alberto Toso Fei con la dimensione della serigrafia artistica, in un concorso che ha visto i vincitori di ogni edizione confrontarsi con questa tecnica di stampa in una residenza settimanale nel laboratorio Fallani Venezia dove hanno realizzato la propria opera.
Progetto Mondonovo ha avuto una durata triennale con cadenza annuale, dal 2013 al 2015.